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Cardiologo finisce l'intervento in sala operatoria, si accascia e muore

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Cardiologo finisce l'intervento in sala operatoria, si accascia e muore Empty Cardiologo finisce l'intervento in sala operatoria, si accascia e muore

Messaggio Da simona Mer Giu 29, 2011 2:11 pm

era a casa con la febbre, ma è andato lo stesso in ospedale. lascia moglie e tre figli


Cardiologo finisce l'intervento in sala operatoria, si accascia e muore


Un aneurisma ha stroncato il chirurgo 49enne Vincenzo Capacchione. Aveva appena salvato un paziente






Cardiologo finisce l'intervento in sala operatoria, si accascia e muore Chirurgo--180x140
Vincenzo Capacchione
MILANO - «Dottore, scusi, c'è un'urgenza». L'ultimo
intervento di Vincenzo Capacchione, 49 anni, cardiologo, inizia con uno
squillo sul telefonino, poco prima delle 6 di sabato mattina. È il
«reperibile» all'ospedale di Rho, alla chiamata risponde «arrivo».
Attraversa le strade deserte nell'alba estiva di Milano. In corsia, dice
soltanto di non sentirsi bene, di «avere un dolore al petto». «Niente
di grave», spiega Vincenzo Capacchione ai colleghi, ha un po' di febbre,
ma dice: «Andiamo». Entra in sala operatoria. Uscirà quattro ore dopo,
farà in tempo solo a togliersi i guanti di lattice e scendere in pronto
soccorso. Lì si inginocchia e sviene. Muore pochi minuti dopo.
Mentre i suoi colleghi cercano di rianimarlo, mentre altri
colleghi, al piano di sopra, riportano in corsia il paziente 70enne che
il dottor Capacchione ha appena salvato, dopo 3 ore e 40 di intervento.
Ha operato un uomo in condizioni gravissime. Cinque minuti dopo (come ha
raccontato ieri Il Giorno) il paziente era lui, in condizioni
irrecuperabili. Capacchione lavorava all'ospedale di Rho dal 1998. Da
poco era diventato responsabile dell'«Unità coronarica». Aveva tre
figlie. Racconta Ermenegildo Maltagliati, direttore generale
dell'ospedale: «Faceva parte di un team di tre medici emodinamisti che
ogni giorno, tra mille difficoltà, ha il compito di salvare la vita alle
persone. Siamo tutti vicini alla sua famiglia».
C'era probabilmente qualcosa che non andava, nel cuore del
medico. Una disfunzione silenziosa, nascosta, di cui neppure lui,
cardiologo, s'era mai accorto. I risultati dell'autopsia non sono
definitivi, ma sembra che abbia ceduto l'aorta toracica, per un
aneurisma. Un problema che era lì, chissà da quanto, e che sabato
mattina è arrivato alla rottura. Il paziente era arrivato a Rho con un
infarto, era necessaria un'angioplastica: Capacchione l'ha fatta, ma è
stata particolarmente difficile, un caso critico. Per un intervento che
richiede di solito un'ora, il cardiologo ha dovuto lavorare quasi
quattro. E poi lo stress, la stanchezza. Racconta un collega:
«Intervenire sul paziente è stato il suo unico pensiero. Non si è
comportato da grande medico, ma da medico vero».

Gianni Santucci
29 giugno 2011
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