IVA al 21%: pro e contro!
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IVA al 21%: pro e contro!
Tra i possibili cambiamenti imposti dalla manovra d'agosto spicca la proposta di aumentare di un punto tutte le aliquota Iva. Tante opinioni negative sono arrivate dalle imprese del turismo, dei servizi e della GDO. Positive invece Confindustria, Cisl e Uil. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
QUALE SAREBBE LA PROPOSTA
Di tutte le ipotesi partorite in questi giorni nella maggioranza è la più gettonata: l’aumento di almeno una delle due principali aliquote Iva per finanziare l’abolizione della tassa di solidarietà sui redditi più alti. Oggi le aliquote in vigore sono tre: al 4%, 10 e 20%. Il governo lascerebbe invariata la prima, applicata sui beni di prima necessità, e aumenterebbe le altre due (o una delle due) di un punto.
LE ALTRE NAZIONI EUROPEE COSA FANNO CON L’IVA?
Negli ultimi tre anni la scelta di aumentare l’Iva è stata adottata da diverse economie: in Germania è passata dal 16 al 19%, in Regno Unito si è andati dal 17,5% al 20%, la Spagna dal 16% al 18%, in Grecia dal 19% al 23%, in Portogallo dal 21% al 23%. L’aliquota italiana non è tra le più alte nel continente: 7 paesi (di cui grandi solo Germania e Spagna) la hanno più bassa, 20 uguale e 12 più alta. I paesi di recente adesione hanno aliquote tra il 23% e il 25% e gli stati del Nord Europa hanno volutamente un’Iva elevata per ridurre il carico contributivo sui lavoratori.
SAREBBE LEGITTIMO UN AUMENTO DELL’IVA IN ITALIA?
Sembrerebbe quindi che l’innalzamento sarebbe del tutto legittimo, in quanto le regole che governano le aliquote Iva a livello europeo consentono agli Stati membri di adottare aliquote standard che siano almeno superiori al 15% (aliquota minima che resterà in vigore fino al 2015 per essere poi progressivamente aumentata).
MA AUMENTARE L’IVA E’ GIUSTO? ECCO 4 MOTIVI
La prima ragione sponsorizzata dai più è il gettito immediato e sicuro. Questa motivazione, però, sembra un po' limitativa e riduttiva, anche perché sembra solo ripercorrere le politiche fatte anche di recente con le accise. La seconda ragione è che non si tratta di una scelta temporanea, ma costituisce una scelta stabile e strategica che potrebbe favorire anche una riforma delle imposte dirette e della contribuzione sociale. La terza ragione sta nell'effetto equitativo che la misura ha, in quanto colpisce in modo equanime sia chi dichiara sia chi evade, colpendo in modo più elevato chi consuma di più. La quarta ragione è legata alla razionalizzazione del sistema delle aliquote Iva con riavvicinamento con le aliquote della maggior parte degli Stati dell'Ue. Questa razionalizzazione potrebbe favorire in futuro la vera integrazione Iva del mercato interno.
QUALI ALIQUOTE VANNO MODIFICATE
Quella standard innanzitutto (questo perché risponde in pieno alla ragione equitativa sopra enunciata), lasciando inalterate le aliquote ridotte. Anche se su questo bisognerebbe fare qualche riflessione in più, in quanto una modifica dell'aliquota super-ridotta dal 4 al 5% lascerebbe al legislatore maggiore flessibilità nell'individuare le aliquote applicabili a diversi beni e servizi.
NON AUMENTERA’ INFLAZIONE E NON SI RIDURRANNO I CONSUMI
Quanto ai timori di una spinta inflazionistica e una ulteriore riduzione dei consumi, bisogna ricordare che in passato nessun incremento di aliquota ha generato in modo diretto e immediato degli effetti sostanziali sull'inflazione. Sarebbe necessario che la politica trovasse misure complementari di sostegno del reddito e su questo molte idee (alcune anche molto originali) sono ormai sul tavolo della discussione.
QUALE SAREBBE LA PROPOSTA
Di tutte le ipotesi partorite in questi giorni nella maggioranza è la più gettonata: l’aumento di almeno una delle due principali aliquote Iva per finanziare l’abolizione della tassa di solidarietà sui redditi più alti. Oggi le aliquote in vigore sono tre: al 4%, 10 e 20%. Il governo lascerebbe invariata la prima, applicata sui beni di prima necessità, e aumenterebbe le altre due (o una delle due) di un punto.
LE ALTRE NAZIONI EUROPEE COSA FANNO CON L’IVA?
Negli ultimi tre anni la scelta di aumentare l’Iva è stata adottata da diverse economie: in Germania è passata dal 16 al 19%, in Regno Unito si è andati dal 17,5% al 20%, la Spagna dal 16% al 18%, in Grecia dal 19% al 23%, in Portogallo dal 21% al 23%. L’aliquota italiana non è tra le più alte nel continente: 7 paesi (di cui grandi solo Germania e Spagna) la hanno più bassa, 20 uguale e 12 più alta. I paesi di recente adesione hanno aliquote tra il 23% e il 25% e gli stati del Nord Europa hanno volutamente un’Iva elevata per ridurre il carico contributivo sui lavoratori.
SAREBBE LEGITTIMO UN AUMENTO DELL’IVA IN ITALIA?
Sembrerebbe quindi che l’innalzamento sarebbe del tutto legittimo, in quanto le regole che governano le aliquote Iva a livello europeo consentono agli Stati membri di adottare aliquote standard che siano almeno superiori al 15% (aliquota minima che resterà in vigore fino al 2015 per essere poi progressivamente aumentata).
MA AUMENTARE L’IVA E’ GIUSTO? ECCO 4 MOTIVI
La prima ragione sponsorizzata dai più è il gettito immediato e sicuro. Questa motivazione, però, sembra un po' limitativa e riduttiva, anche perché sembra solo ripercorrere le politiche fatte anche di recente con le accise. La seconda ragione è che non si tratta di una scelta temporanea, ma costituisce una scelta stabile e strategica che potrebbe favorire anche una riforma delle imposte dirette e della contribuzione sociale. La terza ragione sta nell'effetto equitativo che la misura ha, in quanto colpisce in modo equanime sia chi dichiara sia chi evade, colpendo in modo più elevato chi consuma di più. La quarta ragione è legata alla razionalizzazione del sistema delle aliquote Iva con riavvicinamento con le aliquote della maggior parte degli Stati dell'Ue. Questa razionalizzazione potrebbe favorire in futuro la vera integrazione Iva del mercato interno.
QUALI ALIQUOTE VANNO MODIFICATE
Quella standard innanzitutto (questo perché risponde in pieno alla ragione equitativa sopra enunciata), lasciando inalterate le aliquote ridotte. Anche se su questo bisognerebbe fare qualche riflessione in più, in quanto una modifica dell'aliquota super-ridotta dal 4 al 5% lascerebbe al legislatore maggiore flessibilità nell'individuare le aliquote applicabili a diversi beni e servizi.
NON AUMENTERA’ INFLAZIONE E NON SI RIDURRANNO I CONSUMI
Quanto ai timori di una spinta inflazionistica e una ulteriore riduzione dei consumi, bisogna ricordare che in passato nessun incremento di aliquota ha generato in modo diretto e immediato degli effetti sostanziali sull'inflazione. Sarebbe necessario che la politica trovasse misure complementari di sostegno del reddito e su questo molte idee (alcune anche molto originali) sono ormai sul tavolo della discussione.
Kissetta09- Utente
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