El Alamein - La Linea del Fuoco (2002)
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El Alamein - La Linea del Fuoco (2002)
El Alamein - La Linea del Fuoco
La seconda battaglia di El Alamein è un pezzo doloroso di storia italiana, autentico sia nelle sofferenze dei tanti soldati che hanno vissuto questo episodio bellico che nello spaccato che presenta dell'Italia in una guerra affrontata senza preparazione.
Africa Settentrionale, 120 km da Alessandria d'Egitto, estate 1942. Il fante Serra, volontario universitario palermitano, arriva al fronte con grande spirito patriottico speranzoso di partecipare alla sfilata trionfale ad Alessandria, della quale è certo come molti italiani in patria. Ma la realtà al fronte è molto diversa; assegnato al 28º Reggimento fanteria "Pavia" della Divisione Pavia, X Corpo d'armata, inizia a conoscere il fronte, i suoi compagni ed il nemico. Impara a convivere con i "miracoli", le tre possibilità che secondo i commilitoni ognuno ha a disposizione prima di lasciarci la pelle, a conoscere i trucchi che rendono sopportabile una vita miserabile di chi non ha nessuna speranza di vincere, con un rancio intermittente, armi insufficienti, e approvvigionamenti di lucido per scarpe spedito dalle retrovie in vista di quella sfilata che un paio di mesi prima sembrava certa anche a lui. Ad un certo punto, Serra dirà "La morte è bella solo sui libri di scuola, nella vita fa solo pietà, è orrenda e puzza".
Conosce i suoi compagni, Spagna, De Vita, il mortaista Tarozzi; conosce il suo sergente Rizzo, un veneto in guerra da due anni, passati tutti al fronte che, in un pattugliamento dentro la depressione di El Qattara gli racconta come sia riuscito ad evadere da un campo di concentramento e tornare al fronte perché "per un soldato non è mica bello essere prigioniero"; questa dignità la ritroverà nonostante la ritirata a seguito dell'offensiva inglese scatenata il 23 ottobre, soprattutto nei suoi compagni della "Pavia", della "Folgore", dell'"Ariete", nel tenente Fiore che lo aveva accolto in modo burbero e che si sacrificherà con Rizzo durante la ritirata per permettergli di salvarsi, e di tornare un giorno a trovarli al Sacrario per ricordarli.
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La seconda battaglia di El Alamein è un pezzo doloroso di storia italiana, autentico sia nelle sofferenze dei tanti soldati che hanno vissuto questo episodio bellico che nello spaccato che presenta dell'Italia in una guerra affrontata senza preparazione.
Africa Settentrionale, 120 km da Alessandria d'Egitto, estate 1942. Il fante Serra, volontario universitario palermitano, arriva al fronte con grande spirito patriottico speranzoso di partecipare alla sfilata trionfale ad Alessandria, della quale è certo come molti italiani in patria. Ma la realtà al fronte è molto diversa; assegnato al 28º Reggimento fanteria "Pavia" della Divisione Pavia, X Corpo d'armata, inizia a conoscere il fronte, i suoi compagni ed il nemico. Impara a convivere con i "miracoli", le tre possibilità che secondo i commilitoni ognuno ha a disposizione prima di lasciarci la pelle, a conoscere i trucchi che rendono sopportabile una vita miserabile di chi non ha nessuna speranza di vincere, con un rancio intermittente, armi insufficienti, e approvvigionamenti di lucido per scarpe spedito dalle retrovie in vista di quella sfilata che un paio di mesi prima sembrava certa anche a lui. Ad un certo punto, Serra dirà "La morte è bella solo sui libri di scuola, nella vita fa solo pietà, è orrenda e puzza".
Conosce i suoi compagni, Spagna, De Vita, il mortaista Tarozzi; conosce il suo sergente Rizzo, un veneto in guerra da due anni, passati tutti al fronte che, in un pattugliamento dentro la depressione di El Qattara gli racconta come sia riuscito ad evadere da un campo di concentramento e tornare al fronte perché "per un soldato non è mica bello essere prigioniero"; questa dignità la ritroverà nonostante la ritirata a seguito dell'offensiva inglese scatenata il 23 ottobre, soprattutto nei suoi compagni della "Pavia", della "Folgore", dell'"Ariete", nel tenente Fiore che lo aveva accolto in modo burbero e che si sacrificherà con Rizzo durante la ritirata per permettergli di salvarsi, e di tornare un giorno a trovarli al Sacrario per ricordarli.
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